Donna Lucia. Ritratto di donna dall’allure egizia e partenopea

Aurora Capri

“Aurora ormai vuol dire Capri. Un concetto che per una legione di appassionati e cultori sparsi in ogni parte del globo, viene immediatamente associato alla malia caprese, a un ambito preciso e inconfondibilmente marcato. Più che un restaurant infatti, Aurora è diventato un luogo che appartiene di diritto, generazione dopo generazione, alla mappa emblematica di un’isola tanto densa di mito, di epica bellezza e di infinite narrazioni”.

Aurora Capri

Così Cesare Cunaccia, giornalista, editor di Vogue Italia, esperto di moda e lifestyle, frequentatore assiduo e amico di Aurora Capri. Tra i pochi che possono descrivere l’atmosfera umana e professionale del ristorante in maniera tanto meticolosa e delicata.

Aurora Capri

Una storia corale, raccontata attraverso la dedizione e il lavoro quotidiani di Gennaro D’Alessio, il capofamiglia, la figlia Mia con il suo sposo, chef Franco Aversa, il figlio Raffaele e sua moglie Caterina. Perché “Aurora è un’intera famiglia coinvolta al massimo in una linea di pensiero che si trasforma in una cucina dal gusto insieme basico e raffinato, in una dimensione anche estetica, oltre che gastronomica ed enologica, che ti cattura e immancabilmente ti sorprende”.

Aurora Capri

Una storia, questa, nella quale un ruolo di perno assume Donna Lucia, consorte di Gennaro e madre di Mia e Raffaele. Cesare Cunaccia ce ne consegna un ritratto fatto di piccoli gesti. Dettagli quasi impercettibili che raccontano insieme la persona, un modo di vivere e di concepire la ristorazione.

Aurora Capri

Dal rapporto con la figlia. “Donna Lucia e Mia D’Alessio sono legate da una complicità sottile, da un’osmosi creativa e da un medesimo slancio di sfida e superamento incessante. Si capiscono tra loro con un solo battere di ciglia, comunicando per cenni sospesi nell’aria e ignoti ad altrui, ma che è bello cercare di comprendere e decifrare.

Aurora Capri

Una relazione speciale, unica, la loro, che pare venire da lontano, come se si celebrasse un rituale, un arcano che rimanda ai leggendari primordi capresi di epoche remote e favolose o alla stagione über-glamour tra gli anni ’50 e ’60 del Novecento. Donne che non si accontentano mai, che scommettono con se stesse e con il futuro, che sanno guardare lontano ma anche vicino, fino al dettaglio più minuto e apparentemente insignificante, quando occorra”.

Capri

 

Al rapporto quasi tattile con il ristorante. “Lucia, non di rado a tardissima notte, aleggia ancora tra le sale del ristorante, accarezzando i tavoli finalmente riordinati dopo la tempesta del lavoro serale, giocando distrattamente con i fili di corallo o di perle che ama portare con elegante nonchalance.

Aurora Capri

Talvolta, ad ore proibitive, Lucia, allure tra egizia e partenopea, può diventare dura e concentrata al telefono, con caparbietà e meticoloso imperio, mentre si spengono le luci e finalmente via Fuorlovado si svuota di passanti e rumori, cercando quanto di meglio il mercato ittico e quello ortofrutticolo partenopeo e della costiera possano offrire”.

 

Custode di una tradizione, vestale benevola di un luogo divenuto a buon diritto simbolo di un modo ‘caprese’ di fare e interpretare la ristorazione e la gastronomia.

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